Quando si parla di problemi alla mano o al polso, capire a quale figura medica affidarsi può risultare difficile e confusionario. Facciamo un po’ di chiarezza!
Numerose sono le figure professionali dedicate alla cura delle patologie di mano e polso: dal medico di base all'ortopedico, dal chirurgo specializzato nelle patologie della mano al fisioterapista, fino all’osteopata o al massaggiatore, tra gli altri.
Il chirurgo della mano, inoltre, rimane una figura professione poco conosciuta, pur essendo essenziale per il trattamento di tali patologie.
Cerchiamo quindi di fare un po' di chiarezza:
Il chirurgo della mano è un medico chirurgo che ha ricevuto, oltre al percorso specialistico, una formazione specifica nella chirurgia dell’arto superiore, attraverso percorsi formativi ed esperienze dirette sul campo.
Il chirurgo della mano può essere sia un chirurgo ortopedico che un chirurgo plastico.
Il percorso di formazione per un chirurgo della mano prevede:
Il chirurgo della mano è quindi in grado di trattare tutte le patologie traumatiche, infiammatorie, nervose, artrosiche, tendinee, congenite… che colpiscono la mano e il polso.
La mano è una struttura anatomica delicata, che richiede competenze specialistiche per essere trattata al meglio, sia per la sua complessità sia per l’importanza che riveste nella vita di tutti i giorni.
Il chirurgo della mano è senza dubbio il professionista più indicato per diagnosticare e trattare i problemi specifici alla mano e al polso.
Assolutamente no!
Il termine “chirurgo” può trarre in inganno: in realtà, la maggior parte delle terapie per quanto riguarda le patologie di mano e polso sono di tipo conservativo, ovvero non chirurgiche.
L’individuazione della corretta terapia conservativa è fondamentale proprio per evitare di dover ricorrere alla chirurgia, che viene indicata solo al fallimento della stessa o in casi di forte dolore o limitazione funzionale.
Ma attenzione!
È sempre il chirurgo della mano che fa la prescrizione, anche della terapia conservativa, come ad esempio un ciclo di fisioterapia specifico.
Diciamolo chiaramente:
L’esame strumentale non è sufficiente per arrivare ad una diagnosi, ancora meno il semplice referto!
La visita clinica è fondamentale ed indispensabile per giungere ad una diagnosi.
È importante specificarlo perché, non di rado, capita che i pazienti eseguano autonomamente degli esami strumentali (RX, EMG, RMN, TAC…) e mi chiedano una diagnosi sulla base del referto.
O peggio ancora... arrivino in ambulatorio già con una auto-diagnosi...
Oltretutto, molto spesso vengono eseguiti esami errati o non necessari, con conseguente spreco di tempo e di soldi.
Il primo passaggio deve essere quello della visita specialistica: in funzione del quadro clinico, sarà il medico ad indicare quali esami sono necessari.
La prima fase della visita specialistica è dedicata al colloquio di anamnesi.
L’obiettivo è quello di acquisire tutte le informazioni sulla storia medica, abitudini e stile di vita del paziente, compresi eventuali traumi e interventi chirurgici pregressi.
Successivamente il paziente descriverà la sede del problema, i sintomi correlati e si procede con il cosiddetto esame obiettivo.
L’esame obiettivo prevede:
Una volta compresa la causa del problema si discute con il paziente delle possibilità terapeutiche, che possono variare dal trattamento conservativo, fisioterapico fino a quello chirurgico.
In linea generale è consigliabile rivolgersi al chirurgo della mano quando il dolore al polso o alla mano va avanti da più di 3 giorni e non migliora neanche con il riposo.
Altri campanelli d’allarme possono essere:
Ovviamente, è necessario rivolgersi al chirurgo della mano anche in caso di traumi (cadute, distorsioni, ferite etc).
La Dott.ssa Faccio, specialista nel trattamento delle patologie dell'arto superiore, visita a Bologna, Prato e Arezzo.