Il dito a martello è una lesione che provoca deformità in flessione della punta del dito della mano. Inizialmente può essere asintomatico, ma se non trattato adeguatamente, può evolvere causando dolore cronico e difficoltà funzionali.
Scopriamo quali sono le cause, come viene diagnosticato e quali sono le strategie più efficaci per trattarlo.
Il dito a martello, o mallet finger, è una condizione che colpisce l’articolazione all’estremità delle dita delle mani (falange distale).
Si presenta con la punta del dito piegata verso il palmo, che il paziente non riesce a estendere attivamente.
Questa incapacità di estendere la falange distale è il risultato di un danno al tendine estensore del dito.
Tale lesione può manifestarsi con una lacerazione parziale del tendine, una rottura completa oppure un’avulsione ossea, in cui un frammento della falange distale si stacca insieme al tendine.
Il tendine estensore si trova sulla parte dorsale di ogni dito e svolge un ruolo essenziale nella meccanica di movimento.
È composto da tre parti: la parte centrale termina sulla base della falange intermedia, mentre le due bandelette laterali si concludono alla base della falange distale.
Questa struttura complessa permette il movimento in estensione delle dita, la lesione del tendine a livello della falange distale può portare alla deformità tipica del dito a martello.
Il dito a martello è solitamente causato da un trauma diretto all'estremità del dito, che può avvenire durante attività quotidiane o sportive.
Traumi apparentemente banali, come colpire la punta del dito contro una superficie dura (ad esempio una porta o un mobile), sono una causa molto comune.
Anche cadute o urti accidentali durante attività quotidiane, come il trasporto di oggetti pesanti, possono generare una forza sufficiente a lesionare il tendine.
Questa lesione è particolarmente frequente negli sport che prevedono l’uso di palloni, in particolare nel basket. Un impatto diretto della palla contro la punta del dito può causare un’iperflessione improvvisa e brusca dell’articolazione distale.
Anche altri sport, come la pallavolo e il calcio, possono comportare rischi simili. L’uso di protezioni specifiche per le mani può ridurre significativamente l’incidenza di lesioni.
Il sintomo principale del dito a martello è la deformità visibile: la punta del dito rimane piegata verso il palmo e non può essere estesa attivamente.
Sebbene questa deformità sia evidente, non sempre provoca dolore, spingendo spesso i pazienti a rimandare la visita medica nella speranza che il dito ritorni spontaneamente alla sua posizione normale.
Intervenire precocemente, anche in assenza di dolore, evita complicazioni a lungo termine e permette un migliore risultato funzionale. Le lesioni non trattate possono cronicizzarsi, rendendo il trattamento più complesso.
Oltre alla deformità caratteristica, altri sintomi possono essere:
La diagnosi del dito a martello si basa sull'esame obiettivo e su esami strumentali di supporto.
Durante la visita, il chirurgo della mano valuterà la deformità del dito, verificherà la presenza dei sintomi e raccoglierà informazioni sugli eventi traumatici che potrebbero aver causato la lesione, come incidenti domestici o sportivi.
Per escludere fratture o avulsioni ossee associate alla lesione tendinea, sarà spesso necessaria una radiografia in due proiezioni: antero-posteriore e latero-laterale perfetta.
Questo esame consente di identificare evantuali frammenti ossei e di valutare l’allineamento delle falangi.
In alcuni casi, il medico potrebbe richiedere un’ecografia a supporto diagnostico.
Questi accertamenti permettono di confermare la diagnosi e pianificare un trattamento personalizzato in base alla gravità della lesione.
Il trattamento conservativo è la prima opzione per il dito a martello, soprattutto in assenza di fratture o danni estesi al tendine.
Il tutore è l’elemento principale del trattamento conservativo e serve a immobilizzare la falange distale in iperestensione.
Deve essere indossato continuativamente, giorno e notte, per 6-8 settimane o più a lungo, in base alla risposta del paziente.
È fondamentale effettuare visite di controllo per verificare che il tutore sia posizionato correttamente, prevenire danni alla pelle o problemi di circolazione e monitorare i progressi della guarigione.
La rimozione anche temporanea del tutore può compromettere il trattamento.
Dopo la rimozione del tutore, si procede con una fase di riabilitazione per recuperare la mobilità del dito e rinforzare la muscolatura..
In caso di dolore o gonfiore, è importante adottare misure adeguate per alleviare i sintomi e favorire la guarigione.
L'applicazione del ghiaccio può essere utile nelle prime fasi, aiutando a ridurre l’infiammazione e il disagio.
Se necessario, il medico potrebbe consigliare farmaci antinfiammatori per controllare l'infiammazione e ridurre il dolore.
È altrettanto importante limitare i movimenti del dito colpito, mantenendo l’immobilizzazione con il tutore per evitare ulteriori stress sulla struttura lesionata.
Il trattamento chirurgico per il dito a martello è riservato ai casi più complessi o a quelli in cui il trattamento conservativo non ha portato ai risultati desiderati.
L’operazione mira a ripristinare la funzionalità del dito, riducendo il rischio di complicazioni a lungo termine e migliorando la qualità della vita del paziente.
La tecnica chirurgica varia a seconda del danno specifico al tendine e della presenza di fratture associate.
Una tecnica comune prevede l’utilizzo di piccoli impianti (fili di Kirschner) per riallineare e stabilizzare l’osso e il tendine.
In alcuni casi, può essere necessario effettuare una sutura del tendine o rimuovere i frammenti ossei che interferiscono con la guarigione.
La chirurgia è generalmente minimamente invasiva e si esegue in anestesia locale o regionale.
Dopo l’intervento, il dito viene immobilizzato con un tutore per un periodo che può variare da sei a otto settimane, a seconda della gravità del danno e della natura dell’intervento.
Durante questo tempo, il paziente si sottoporrà a visite di controllo per monitorare il progresso della guarigione.
Una volta rimosso il tutore, inizia il processo di riabilitazione, cruciale per il recupero della funzionalità del dito.
La riabilitazione include esercizi di mobilità e forza sotto la guida di un fisioterapista esperto in terapia della mano.
Questo periodo di riabilitazione può durare diverse settimane o mesi, durante i quali il paziente lavorerà per recuperare la funzionalità del dito.
La Dott.ssa Faccio, specialista nel trattamento delle patologie dell'arto superiore, visita a Bologna, Prato e Arezzo.