Quali sono i rischi se non si esegue la riabilitazione dopo un intervento chirurgico per la Sindrome del Tunnel Carpale? E quanto tempo deve durare un appropriato ciclo di fisioterapia?
In questo articolo voglio riportarti il caso di una mia paziente, Carla, che ha letteralmente saltato il ciclo di fisioterapia post-operatorio...
Andando incontro a spiacevoli conseguenze!
Carla è venuta nel mio ambulatorio per una sindrome del tunnel carpale in stadio piuttosto avanzato, tanto che da diversi mesi faceva fatica non solo ad utilizzare la mano, ma anche a dormire, e questo le aumentava lo stress e la stanchezza.
Carla è la proprietaria di un negozio di parrucchiere, una professione a rischio per questa patologia, proprio per l’uso ripetitivo delle forbici, delle spazzole e del phon.
Ha trascurato per mesi il fastidio alle mani per non lasciare la sua attività lavorativa; quando ormai non riusciva più a dormire per il dolore, ha finalmente deciso di recarsi nel mio ambulatorio per una visita.
Non volendo perdere troppi giorni lavorativi, ha deciso di sottoporsi all’intervento in endoscopia.
Effettivamente, già il giorno successivo all’intervento stava molto bene, il dolore era sparito, poteva utilizzare la mano senza dolore e finalmente era riuscita a dormire.
Ma cosa succede dopo 7 giorni?
In poche parole, stava peggio del giorno dopo l'intervento!
Vengo poi a scoprire che non solo era tornata a lavorare, avendo fatto sforzi già il giorno successivo, ma non aveva nemmeno iniziato la fisioterapia...
Diciamolo chiaramente.
Saltare la fisioterapia dopo un intervento chirurgico, qualsiasi tipo di intervento, non solo ritarderà i tempi di guarigione, ma in alcuni casi, potrebbe persino diminuire il grado di recupero a lungo termine!
Soprattutto quando si parla di chirurgia della mano, la fisioterapia post-chirurgica è fondamentale per un corretto e rapido recupero.
La fisioterapia infatti ha importanti benefici, vediamo brevemente i principali:
L'edema, vale a dire il gonfiore, è il nemico più temibile nella nostra professione, poiché concorre alla limitazione del recupero della funzionalità, mantiene attivo il circuito infiammatorio e quindi del dolore.
In alcuni casi, per fortuna rari, l'edema può essere il primo segno di una complicanza maggiore, l’algodistrofia.
La fisioterapia ha lo scopo trattare la cicatrice chirurgica, rendendola il più possibile piana, non dolente e non retraente, situazione che provoca una limitazione al movimento.
La fisioterapia post-operatoria ristabilisce la coordinazione motoria e lavora sul ripristino della forza.
Tutto ciò ha lo scopo di massimizzare il recupero post-chirurgico e raggiungere più rapidamente possibile il ritorno alle attività quotidiane e lavorative, senza forzare, seguendo i tempi fisiologici di recupero individuali.
Carla alla fine è riuscita a recuperare completamente la funzionalità della mano, grazie a un ciclo di fisioterapia specifico che però ha richiesto qualche seduta in più rispetto alla norma e una pausa forzata dai carichi di oltre un mese e mezzo.
Avrebbe potuto rientrare prima al lavoro e risparmiare 4-5 sedute di fisioterapia se solo avesse rispettato i tempi biologici di guarigione e avesse seguito il protocollo correttamente.
La qualità della fisioterapia è cruciale per poter ottenere il massimo recupero possibile!
La mano è un distretto molto particolare: sia che si tratti di chirurgia che di fisioterapia è importante affidarsi a specialisti di questo distretto, che proprio per la sua complessità, richiede competenze specifiche.
Una fisioterapia sbagliata può, anche in questo caso, compromettere il buon esito di un intervento.
Voglio condividere con te quelli che sono alcuni dei campanelli d’allarme:
Se hai riscontrato alcuni di questi errori, ti consiglio caldamente di chiedere un secondo parere da un terapista specializzato in terapia della mano.
La risposta ovviamente è: dipende!
Dipende dalla condizione clinica del paziente, dal tipo di intervento fatto, dalla gravità della compressione nervosa e da tanti altri fattori che lo specialista valuterà durante la visita.
In linea generale possiamo dire che, per gli interventi tradizionali a “cielo aperto”, si va da un minimo di 4 fino anche a 10 sedute.
Per chi, invece, esegue l’intervento mini-invasivo in endoscopia, spesso possono essere sufficienti 3-4 sedute, ma sicuramente non meno di 2.
La Dott.ssa Faccio, specialista nel trattamento delle patologie dell'arto superiore, visita a Bologna, Prato e Arezzo.